Corale San Martino
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"Operetta mon amour" Ovvero "Ridi...Leoncavallo!"


"Corale San Martino" - "OPERALTRA" Presentano:

Spettacolo di narrazione, musica, danza e immagini per il 150° della nascita di Ruggero Leoncavallo


Sintesi dello spettacolo:

Lo spettacolo è come un viaggio, una crociera briosamente altalenante tra il mondo dell'operetta, quello dell'opera, della canzone e della romanza da salotto (Tosti, Denza). Ovvero, il teatro a cavallo del secolo che contagiò e coinvolse i compositori della scuola verista come Mascagni, Puccini, Leoncavallo, Giordano, che sentirono l'esigenza (il piacere, la voglia) di farsi abbracciare dalle leggerezze accattivanti ed ammiccanti così care a quel pubblico dimenticho dei rombi e delle guerre.

Il segno grafico dello spettacolo riporta il bel manifesto di "Si", operetta del "lirico" Mascagni, sposata all'altra opera "chantant" "Zaza", di Ruggero Leoncavallo, di cui quest'anno ricorrrono i 150 anni dalla nascita.

L'occasione celebrativa si sposa con la passione di raccontare il singolare ed umanissimo personaggio nato a Napoli nel 1857 (ma lui faceva credere di essere nato nel 1858, lo stesso anno di Puccini: di cui la confusione di date circa le celebrazioni del centenario che accrescono la contradditorietà sulla figura del musicista), compositore discusso e non troppo apprezzato dalla critica ufficiale che storce il naso perfino sull'indiscutibile capolavoro "Pagliacci".

Il nostro ipotetico viaggio teatrale è parallelo a quello artistico e esistenziale di Leoncavallo, e ha come sottotitolo l'allusione - il grido aspro di "Ridi Pagliaccio!" - ad una delle più popolari romanze d'opera. Questa ambiguità universale della maschera che nasconde la verità del volto è il fulcro drammaturgico di tutta la poetica di Leoncavallo, lui stesso costretto in qualche modo a "nascondersi". Si, perchè il nostro musicista napoletanp, bonario e sagace e anche brillante, fu persona dall'animo malinconico: sognatore tormentato dalla condanna di essere considerato l'autore di una sola opera, "Pagliacci".

Di qui la sua ricerca in generi e territori teatrali e musicali eterogenei: la tragedia, l'operetta, l'idea del musicol e del cinema. Il viaggio-crociera fa scalo in tutti quei porti dove il nostro compositore ha fatto esperienze di vita: da Montalto Uffugo, meridione d'Italia, a Bologna, Parigi e perfino in Egitto; l'approdo e la fine a Montecatini nel 1919.

Leoncavallo girovago nel mondo, come girovaghi sono i suoi personaggi: girovago anche lui del pentagramma. Ma Napoli resta il gene originario; guarda caso lo stesso di Cimarosa, Scarlatti, Pergolesi: compositori fondatori della fmosa scuola napoletana, quella dell'opera buffa, degli intermezzi comici del '700, l'invenzione del "pastiche", ovvero vagabondaggio nei generi più disparati, fanno di Leoncavallo un musicista da ri-considerare.

Lo spettacolo ha come personaggio itinerante proprio il compositore napoletano morto a Montecatini nel 1919.

Lo schema rappresentativo dello spettacolo di "OperAltrA" (per dire: l'altro modo di vedere l'opera, il teatro musicale) è un intreccio di narrazione e recitazione, di canto e danza, commentato anche rareimmagini iconograsfiche proiettate.

La compagine corale, "girovaga", della "San Martino" di Prato composta di oltre trenta cantori (recitanti) anima il palcoscenico che si affolla di presenze di sapore felliniano.

Il personaggio comico avrà l'nterpretazione di uno tra i più apprezzati cantanti-attori del teatro musicale: il baritono Giorgio Gatti.

Lo Spettacolo:


Spettacolo in due parti: una introduzione musicale, un prologo, un intermezzo, dieci scene ed un Finale

PARTE PRIMA

L'introduzione musicale (I saltimbanchi)
Tanta gente sul palcoscenico. Sono i personaggi del teatro di Ruggero Leoncavallo (1857-1919).
Girovaghi, guitti, pierrot, soubrettes.
Due personaggi, con personalità "scambiata" (Colombina è vestita da Arlecchino, Ruggero Leoncavallo da Pagliaccio-Pierrot) sono presenti fisicamente solo nella prima parte dello spettacolo: nella parte seconda "scomparirà" il corpo per restar la voce per riprodurre un gioco di intermittenze e camuffamenti-mascheramenti-illusionismi così affine al teatro di Leoncavallo.

Il Prologo (La Mattinata)
Confusione di generi musicali: opera, operetta, romanza da salotto, canzone napoletana: risuonano le note della "Mattinata" nella voce regista di Enrico Caruso.

Scena 1° (Zaza e Frou frou)
Zaza, Si e Frou frou sono soubrette di Cafè Chantant e d'operetta, personaggi ed interpreti di se stesse: figurine di un mondo vissuto da Leoncavallo nel suo peregrinare per il mondo (la fuga in Egitto e la giovinezza a Parigi, Carducci e Wagner a Bologna).

Scena 2° (Impresari e servette a confronto)
Si scopre che il nuovo genere leggero e satirico che tanto piace al pubblico "fin de siecle" ha le sue radici nell'opera buffa e negli intermezzi comici del '700 di Cimarosa, Pergolesi, Scarlatti compositori della scuola napoletana, per l'appunto come le origini di Leoncavallo napoletano. E un baritono, un "buffo" del '700 metterà a confronto "Serva padrona" di Pergolesi-1700 e "Cincilla" di Ranzato-1900.

Scena 3° (Mascagni e Leoncavallo: la signorina "Si" e la reginetta fra le rose)
Siamo all'inizio del nuovo secolo ("Zaza" di Leoncavallo è del 1900): le voci raccontano della crisi dell'opera seria e della nascita del genere operetta in cui si cimentano Mascagni ed anche Puccini.

Scena 4° (Uccelli e campanelli: non solo valzer)
L'operetta dunque ha le sue radici a Napoli e nell'opera buffa. Ma i tempi cambiano: nuovi ritmi, il cinema, il varietà.

Scena 5° (Sussurri d'abatjour e languori da salotto, Boheme sulla Senna e sull'Arno)
Nello sciabordio di un'epoca confusa, si può ascoltare le note equivoche del "Paese dei campanelli" come il lamentoso "Ideale" di Francesco Paolo Tosti; tutto mescolato con lo champagne francese della Senna che si scioglie al Chianti nel celeberrimo "Bei, bei!" di una toscanissima "Acqua cheta", operetta dell'elbano Giuseppe Petri.

PARTE SECONDA

L'intermezzo (Ridi Pagliaccio)
Uno specchio per il trucco in un ipotetico camerino: Leoncavallo deve sforzarsi ancora una volta e far ridere con i suoi personaggi stravaganti e variopinti.

Scena 1° (Il teatro e la vita sono la stessa cosa)
Leoncavallo e "Pagliacci". Il tormento di essere considerato autore di un solo titolo. Una storia vera. Sdoppiamento di una ballerina soubrette che diventa Pierrot e Arlecchino. Maschere dietro cui si nasconde ancora Ruggero, impregnato di quel mondo di "diversi", guitti, zingari, girovaghi, che racconta su un pentagramma musicale alleggerito dalle mille esperienze di colto "girovago" del mondo della musica.

Scena 2° (Pierrot au cinema)
Lo specchio del saltimbaco che si trucca con il tormento del "Ridi Pagliaccio" proietta un filmato di "uno squarcio di vita": l'origine dell'opera a Montalto Uffugo, meridione d'Italia, nel ricordo di un omicidio che fu giudicato dal giudice Vincenzo Leoncavallo, padre di Ruggero. Proiezione, immagini in movimento sul lenzuolo bianco (bianco come Pierrot) che tanto affascinava Ruggero e che nella maturità scrisse per il teatro un "Pierot au cinema".

Scena 3° (La vedova più allegra)
Tutto mescolato che le frizzanti balordaggini spensierate di una "Vedova allegra" che ci invita a cantare in coro il celeberrimo "E' scabroso le donne studiar!". Sì, perchè l'epoca è questa: confusa, inquieta e senza bussola.

Scena 4° (Mamma Virginia ed i Medici)
Il ricordo di mamma Virginia che muore e lascia Ruggero orfano adolescente, ritorna nelle note "impegnate" eppure rubate alla tradizione popolare toscana: un flauto che "come stornello toscano" cita l'operone drammatico e romantico "I Medici" d'ispirazione wagneriana (primo lavoro di Leoncavallo, che precede come composizione "Pagliacci"). Canta Lorenzo dei Medici e il coro gli risponde con "Ben venga maggio", rime del Poliziano.

Scena 5° (Te ne vai tra le nuvole come sei sempre vissuto. A Montecatini).
L'ultima scena, l'ultima meta: Montecatini, e la morte di Ruggero che da buona persona qual'era se ne va in Paradiso. Ma, ahimè, anche lì lo conoscono solo per "Pagliacci". Ma ormai la mascera non serve più.

Il finale (Pronto...! Chi parla! Sono Leoncavallo dal Paradiso!)
Finale. Leoncavallo telefona dal Paradiso. Non è contento del finale dello spettacolo. Ci vuole qualcosa di "più napoletano". Sorpresa.

Personaggi:

Spettacolo scritto e diretto da Goffredo Gori

I Girovaghi........................................................Corale San Martino
Colombina (vestita da Arlecchino)..........................Vanessa Fioravanti
Ruggero L. (vestito da pagliaccio...........................Goffredo Gori
La suobrette del Cafè Chantant.............................Astri Hunstad
L'attor comico....................................................Rocco Filidoro
Il baritono buffo..................................................Giorgio Gatti
Il baritono serio..................................................Alessandro Petruccelli
La cantante, soprano d'operetta............................Anna Ugolini
Zazà................................................................Tatiana Calamai
Sì, delle Folies Bergère.........................................Edy Bunaiuti
La Reginetta delle rose........................................Astri Hunstad
Un cantore in ottava rima....................................Mario Bigagli
La voce di mamma Virginia...................................Angela Caputo (flauto)
Il direttore del coro............................................Alessandro Bolognesi
Il maestro al pianoforte......................................Claudio Bianchi


Regia: Goffredo Gori
Costumi ed oggetti: Raffaela Menicacci/Tatiana Calamai
Scene realizzate da: Donato Caputo
Tecnico luci e fonica: Gabriele Boretti
Immagini: Lorenzo Gori
Maschere di: Angela Caputo
Collaborazioni di palcoscenico: Maria Luisa De Luca, Maria Luisa Capponi,Annamaria Bellazzini
Organizzazione/Segreteria di produzione: Daniele Relisti/Leonetto Vignali
Coordinamento: Claudio Jozzelli
Collaborazione artistica: "Bottega d'arte" di Domenico ventura


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